martedì 1 aprile 2008

E' un Mondo Libero...



Il film si apre con una secca sequenza di colloqui di lavoro, di volti, di storie che Loach, con il suo stile diretto, con il suo sguardo indagatore, trasforma in una finestra su un mondo troppe volte dimenticato: quello dell’immigrazione.

Immediatamente dopo, inizia a raccontarci una delle sue abituali storie intime ma terribilmente iperreali, tenendo la macchina da presa sul suo personaggio Angie ad una distanza tale da rimanerne estremamente vicino, senza mai violarne intimità. Ed e’ proprio da questo racconto che vediamo fondersi i due mondi dell’immigrazione e del lavoro: il mondo libero del nuovo millennio.

Un mondo così libero dove le regole non sono più scritte ma aleggiano nell’aria e sta ai singoli individui percepirle e rispettarle. Ovviamente Angie le capirà troppo tardi. La sua è una storia di solitudine, di una di una graduale perdita di umanità, dapprima nei confronti dell’amica e dei membri della sua stessa famiglia, successivamente verso quel microcosmo di persone a cui freddamente dà lavoro.

E’ questo mercato che trasforma i singoli individui in merce, in consumo, sfruttandoli al massimo e buttandoli via quando non sono più utili o efficienti. La nostra protagonista è al contempo strumento e vittima di questo meccanismo, cosa che la rende terribilmente vicina alla nostra realtà e alle nostre esperienze.

il ritratto di Loach rimane lucido e reale, senza sbavature o barocchismi, la macchina da presa, invisibile, scivola sulle vite sospese, sulle storie e sulle strade dei quartieri bassi di una Londra tanto glaciale da sembrare un’anonima città occidentale ricca di false promesse e celate ingiustizie.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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